Spartacus Wiki
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"La Vittoria" è il decimo episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentanovesimo dell'intera serie.

Trama

L'episodio finale ha inizio quando i ribelli assaltano una villa dandola alle fiamme mentre il padrone di casa viene seguito a distanza da Gannicus, il romano cerca di difendersi brandendo una spada ma Gannicus colpendo la lama la fa cadere poi lo minaccia di dire alla sua gente di liberare tutti gli schiavi in catene, l'uomo allora chiede chi sia e Gannicus risponde "io sono Spartacus!", stessa cosa viene effettuata successivamente da Lugo, Nasir, Pleuratos e Spartacus in persona.

All'accampamento romano Crasso e Cesare discutono della quantità delle ville distrutte dai ribelli e l'Imperatore crede che si tratti di una strategia per confondere le truppe di Pompeo, avviandosi poi in un'altra postazione Cesare dichiara a Crasso che il compito di sconfiggere il trace è suo e che se Spartacus valicherà le Alpi l'onta della sconfitta cadrà su di loro, a queste parole Crasso guarda la maschera funebre di Tiberio dicendo che cadrà di conseguenza anche su chi ha perso la vita in quella campagna, Cesare continua dicendo che nel campo in cui è morto suo figlio sono state trovare solo braci spente e nessuna staffetta ha rilavato la presenza di Spartacus allora Crasso ordina di raddoppiare gli sforzi per affrontare il trace in battaglia il prima possibile.

Al campo dei ribelli Gannicus discute con Spartacus delle sue imprevedibili strategie ed il trace afferma che sono riusciti a spingere Pompeo a nord ma Crasso sta spingendo le sue truppe da meridione quindi l'unica speranza di fermarli è soltanto decidere quale sarà il campo di battaglia, Gannicus chiede se legare i pezzi di legno che stanno trasportando servirà allo scopo e Spartacus risponde che riusciranno a rallentarli così da dare il tempo ai ribelli di fuggire, i due poco dopo vengono interrotti da Agron che si offre per combattere Crasso allora Spartacus gli porge la spada chiedendogli di afferrarla ma il Germano non riesce a stringerla e la fa cadere a terra esclamando che gli hanno tolto tutto, il compagno cerca di rassicurarlo dicendo che avrà il suo ruolo nella battaglia e cioè quello di scortare i ribelli aldilà delle montagne ed Agron abbedisce, quando poi si è allontanato Gannicus afferma che Agron è più morto che vivo ma darebbe la vita per la sua causa, Spartacus stupito dalle ultime parole chiede se ancora non la considera anche sua e Gannicus risponde che non vuole finire inchiodato ad una croce per fare il martire e dare la vita perché gli altri possano continuare a vivere, a quel punto Spartacus gli suggerisce di riposare prima della partenza.

Poco dopo Naevia si avvicina a Spartacus osservando Gannicus mentre abbraccia Sibilla ed afferma che gli sembra una vita da quando anche lei poteva stare tra le braccia di Crisso, Spartacus la consola dicendo che gli hanno portato via tutto ma presto affronteranno le milizie romane e gli assicura che pagheranno il loro debito.

In una tenda Nasir consegna ad Agron uno scudo forgiato da lui e dotato di lame e punte che può legare ad un braccio per mantenere la presa e poter combattere come tutti gli altri, il compagno allora si rivolge a lui dicendo che non fuggirà sulle montagne ed il suo posto è sul campo di battaglia, Nasir con gli occhi lucidi risponde che il suo invece è sempre al suo fianco, detto questo i due si abbracciano teneramente.

In un'altra tenda Gannicus e Sibilla fanno l'amore poi quando è tempo di partire la ragazza non vuole separarsi dal compagno e lo invita a seguirla sulle montagne ma Gannicus rifiuta poi gli ricorda quando gli disse che gli Dei lo avevano mandato da lei per salvarla invece si sbagliava perché è lei che hanno inviato e lui era quello da salvare.

All'accampamento romano Crasso si allena con due soldati avendone facilmente la meglio fino a che Kore viene accompagnata al suo cospetto ed i due dentro la tenda parlano della morte prematura del figlio dopodiché preso dalla rabbia Crasso chiede a Kore di parlargli dello schiavo che gli ha tolto la vita e la ragazza ripete le parole usate da Cesare in precedenza e cioè di un uomo avanti con gli anni ed il marchio inciso nella sua pelle, Crasso chiede nello sconforto il motivo per cui non è stato chiamato in anticipo nell'oltretomba almeno Tiberio sarebbe ancora vivo, poco dopo i due vengono interrotti da Cesare e Rufus che riportano le notizie di una staffetta che ha avvistato dei ribelli dirigersi verso il nord allora Crasso ordina di smontare il campo e mettersi in marcia, prima che l'Imperatore si allontani però Kore gli chiede perché non gli ha chiesto il motivo della sua fuga e Crasso risponde che può mai una risposta cambiare le cose o il dolore di una ferita aperta, la ragazza risponde di no ma che darebbe la vita per vedere il perdono nei suoi occhi ed il suo padrone risponde con parole sommesse che lo vorrebbe anche lui se potesse.

Al campo Spartacus consiglia a Laeta che arrivati sulle Alpi di dividersi in due gruppi da avere più possibilità di sfuggire a Pompeo, la donna dice che sarebbe più tranquilla se fosse lui a guidarli ma il trace risponde che Crasso deve essere fermato così che lei e gli altri possano allontanarsi, Laeta afferma che lo aspetteranno ai piedi delle montagne ma Spartacus non vuole allora la compagna risponde che è libera di poter scegliere cosa fare, Spartacus però le dice di non rischiare la sua vita per sperare che lui non perda la sua allora Laeta risponde che lui non cadrà contro Crasso visto che ripone fiducia in un uomo che non è come tutti gli altri, a quel punto Spartacus la ringrazia per le sue parole e per il conforto della sua presenza.

Più tardi Spartacus chiede ad Agron se sa quale sia il suo compito ed il Germano con sguardo fiero risponde di saperlo quel giorno come non mai annunciando che lui e Nasir non marceranno con gli altri sulle montagne, Spartacus dice che hanno già discusso di quell'argomento e che non può combattere ma Nasir interviene dicendo che c'è un modo poi Agron continua dichiarando che non può chiedergli di sottrarlo alla battaglia, Spartacus guardando il marchio nel suo braccio dice che ha visto cadere molti fratelli e lui è l'ultimo rimasto, con lui hanno annientato la Casa di Batiato e che lo onora di restare al suo fianco nel conflitto finale poi si volta verso i ribelli lasciandoli con queste parole "amici miei, è giunto il tempo di separarci, voi tutti sarete nei nostri pensieri quando affronteremo le legioni di Crasso, molti di noi cadranno, non esiste tattica o strategia, che possa alterare un fato ineluttabile, ma ricordate che il nostro sangue, darà a tutti voi l'opportunità di raggiungere le montagne al riparo dalle fauci di Roma, che ci hanno inflitto soltanto dolore, e morte, separiamoci, e siate liberi", vicino a lui la madre con il bambino afferra il suo braccio ringraziandolo per tutto quello che ha fatto per loro e dopo di lei tutti gli altri fanno lo stesso stringendogli la mano, in quel momento Castus sopraggiunge a cavallo dicendo che sono stati avvistati da un'avanguardia romana dell'esercito di Crasso allora Spartacus ordina ai ribelli di mettersi in marcia e Laeta prima di andare si avvicina a lui e dichiara che pregherà la caduta di Crasso e la vittoria del grande Spartacus poi lo bacia e raggiunge gli altri avviandosi con Sibilla mentre Gannicus afferma che ne ha abbastanza di parole, lacrime e di addii ma di avere voglia di sangue romano allora Spartacus risponde "che cosa stiamo aspettando!".

Giunta la sera le legioni di Crasso e le truppe di Spartacus si posizionano sul campo di battaglia e tra le fila dell'esercito romano Rufus si avvicina cavalcando ai ribelli allora Spartacus chiede una lancia scagliandola poi verso il comandante romano conficcandosi proprio di fronte al suo cavallo facendolo alzare sulle zampe posteriori, a quel punto Rufus dichiara di non cercare lo scontro ma di avere un messaggio da parte di Crasso, Spartacus si fa passare di nuovo un'altra lancia e puntandola verso il soldato romano lo invita a parlare pregando che il messaggio sia importante sotto lo sguardo di Rufus visibilmente preoccupato.

Sulla collina di fronte alle truppe in posizione Crasso di spalle insieme a Cesare, Rufus ed i suoi uomini attendono Spartacus ed i suoi compagni, appena arrivati Crasso si rivolge a Spartacus chiedendo se aveva mai visto tanti cuori diretti ad una fine ineluttabile ed il trace chiede invece il motivo di averlo fatto chiamare, Crasso risponde che è per lo stesso per cui lui è lì e cioè la curiosità poi continua dicendo che si rincorrono da svariati mesi con uno sforzo costato profonde ferite ad entrambi ma non si sono mai parlati, Spartacus risponde che non serve e Crasso sguaina la spada facendo scattare tutti gli altri però poi risponde dicendo che ha ragione ma nonostante tutto voleva farlo, sorprendentemente l'Imperatore consegna la sua spada a Cesare e stessa cosa fa Spartacus per Gannicus dopodiché Crasso ordina a Cesare di lasciarli soli, il Tribuno sembra preoccupato ma con il conseguente invito tutti i soldati dei due schieramenti si allontanano.

Quando i due si trovano da soli Crasso dice a Spartacus che è cosa assodata di non poter vincere la battaglia ma il trace risponde che è stato lo stesso pensiero di tutti quei romani che ha mandato nell'aldilà, successivamente Crasso discute della perdita del figlio e Spartacus afferma di non dispiacersi per l'uomo che ha ucciso Crisso allora l'Imperatore ribatte dicendo che almeno lui è morto sul campo di battaglia invece a Tiberio gli è stato negato quell'onore, Spartacus spiega che non è stato lui a dare l'ordine ma la donna responsabile era stata colpita duramente dal suo erede ed il suo cuore chiedeva vendetta, grazie alle sue parole Crasso capisce che Cesare gli ha mentito ma non proferisce parola però continua dicendo che comunque il suo cuore sanguina al suo ricordo come il suo per la perdita di sua moglie, il trace lo interrompe subito dicendo che le loro perdite non sono minimamente equiparabili visto che suo figlio combatteva per la Repubblica mentre sua moglie innocente gli è stata strappata da quella stessa Repubblica che l'ha condannata alla schiavitù, Crasso cerca di farlo desistere dicendo che in questo modo anche tutti quelli che seguiranno il suo folle piano faranno la stessa fine ma Spartacus risponde che comunque sia il loro destino non dipende da lui, dalle legioni romane e dagli stessi loro Dei ma di una loro assoluta libera scelta preferendo di morire in battaglia piuttosto che con la catena al collo, Crasso ribatte chiedendo che se riuscisse a sconfiggere lui e i romani lascerebbe in pace la Repubblica per aver reso giustizia agli schiavi morti per mano loro, Spartacus in maniera solenne risponde che non c'è giustizia in quel mondo, Crasso allora risponde che dopotutto su una cosa sono d'accordo tendendogli la mano in segno di rispetto e Spartacus la stringe dicendo che la prossima volta lo ucciderà e Crasso risponde che proverà a farlo e Spartacus conclude il confronto chiedendo se non è quello che fanno gli uomini liberi.

Rientrato nella sua tenda Crasso furioso ripensando al fatto della donna riferito da Spartacus e Cesare cerca di calmarlo dicendo se abbia creduto veramente alle parole del trace e Crasso chiede il motivo per il quale avrebbe dovuto mentire e di nuovo vuole sapere chi ha ucciso suo figlio, Cesare risponde la stessa cosa come in precedenza ma l'Imperatore sentitosi preso in giro lo colpisce con uno schiaffo e riferisce che Spartacus ha parlato di una donna, in quel preciso istante Kore viene accompagnata da lui e Crasso finisce la frase dicendo che era mossa dal desiderio di vendetta, Cesare interviene nuovamente dicendo che vuole solo metterli uno contro l'altro ma Crasso risponde nervosamente che se invece fosse vero il responsabile meriterebbe di pagare con la vita però un'ammissione di colpevolezza aiuterebbe le speranze di un perdono, a quelle parole Kore non resiste e piangendo confessa la sua colpa, affranto dal dolore Crasso chiede se il suo tocco fosse stato tanto crudele da vendicarsi di lui attraverso suo figlio e mentre dice questo gli punta un pugnale alla gola ordinandogli di parlare, alle sue spalle Cesare lo interrompe ancora dicendo che lei è soltanto una vittima visto che suo figlio l'aveva posseduta molte volte con la forza, Crasso non crede alle sue parole allora Kore insiste dicendo che è tutto vero e che suo figlio ha cominciato ad odiarlo dopo la Decimazione e lo ha colpito con l'unico mezzo che poteva, l'Imperatore a quel punto chiede il perché non gliene abbia mai parlato e la schiava risponde di averci provato sulla Melia facendo ricordare a Crasso le sue parole riguardo al giustificare ogni atto compiuto da un figlio così amato, Cesare si avvicina a lui per calmarlo dicendo che hanno taciuto solo per non infliggergli altre sofferenze, allora Crasso lo invita a lasciarli soli poi accarezza la maschera funebre di Tiberio dicendo che il figlio era la copia di suo padre quindi anche lui è un uomo crudele e spregevole mentre con le sue mani distrugge la maschera di gesso, Kore lo consola dicendo che lui è un uomo buono e che fa sempre quello che deve essere fatto, a quel punto Crasso gli chiede perdono e che tutto quello finirà dopo la caduta di Spartacus finendo per abbracciarsi entrambi in lacrime.

Al campo dei ribelli Spartacus studia la mappa per la battaglia imminente soffermandosi poi sul territorio della Tracia fino a che sopraggiunge Gannicus, il trace chiede se crede che possano sconfiggere Crasso e il compagno risponde che fino ad ora ha fatto l'impossibile ma anche se punterebbe sempre su di lui il pronostico non lo favorisce, i due poi parlano di Sura e Spartacus confessa che come gli disse sua moglie non è mai riuscito ad innamorarsi di nuovo poi alla passata domanda di Gannicus di definire la vittoria il trace aggiunge che solo la vita può essere una vittoria compresa quella di Sibilla, Laeta, la madre con il bambino o tutti i deboli, tutti loro rappresentano Sura quindi desidera che vivano, Gannicus dichiara che persino lui condivide il suo pensiero e Spartacus afferma che per dare una speranza agli altri per vincere contro Crasso non basta che lui la condivida ma deve avere un ruolo nella battaglia, Gannicus ancora una volta declina l'offerta ma il trace insiste dicendo che non possono farcela se lui non assume un ruolo adeguato e che nessuno merita più di lui, allora Gannicus chiede cosa vuole che faccia e Spartacus risponde che deve fare "l'impossibile!".

Il giorno seguente i due eserciti si attestano sul campo di battaglia e Crasso ringrazia Cesare per essere stato leale poi Rufus accanto a loro afferma che Spartacus è un folle ad affrontare le loro legioni così sguarnito di mezzi ma Crasso risponde che il trace ha dimostrato di essere tante cose ma non un folle.

Dalla parte dei ribelli Spartacus guadagna la posizione in prima fila seguito dai suoi compagni più fedeli e Castus fa notare la moltitudine di romani ma Agron risponde che questo permetterà a loro di nuotare in un oceano di sangue romano, Spartacus intanto si volta e nota il disegno del serpente rosso sullo scudo di Agron e rammenta l'avviso della moglie Sura prima di partire per la guerra dopodiché incita i ribelli per il combattimento con queste ultime parole "presto Crasso impartirà l'ordine, e affronteremo le sue legioni sul campo di battaglia, ci troviamo di fronte ad una grande potenza, la Repubblica che allarga la sua ombra sulla vita di ogni uomo, di ogni donna, e di ogni bambino, condannandole alle tenebre della schiavitù, costretti a sudare e a soffrire, solo perché i ricchi e i potenti, possano accrescere le loro fortune ben oltre i propri bisogni, è tempo che imparino, che tutti gli esseri umani hanno il medesimo valore, e colore che pensano di poter calpestare il diritto di scelta di altri uomini verranno travolti, dal grido della libertà!".

L'esultanza degli schiavi dà inizia alla battaglia e Crasso annuncia che ai nemici feriti sarà negata una morte compassionevole e sarà d'esempio per tutti coloro che osano tramare contro la gloria di Roma, detto questo dà l'ordine di caricare le balestre e le catapulte per dare il via all'attacco.

A quel punto anche Spartacus dà ordine di avanzare per poi bloccarsi davanti alle legioni in avvicinamento, il trace cerca di trattenere i ribelli fino all'ultimo quando improvvisamente si crea una voragine di fronte a loro che risucchia tutta la prima fila dell'esercito romano dove i soldati rimangono trafitti nei pali di legno visti in precedenza, come secondo ordine dà via libera agli arcieri che feriscono ulteriormente il nemico, Cesare dall'altra parte del campo ammette che i ribelli si stanno dimostrando ingegnosi ma Crasso elimina subito la sua preoccupazione dicendo che stanno soltanto perdendo tempo quindi l'Imperatore richiama i corni per segnalare la formazione a testuggine, ancora una volta Spartacus lo aveva previsto e sorprendentemente da sotto il terreno i ribelli fanno uscire fuori delle lunghe travi di legno che schiacchiano la formazione romana e danno la possibilità a Spartacus ed ai ribelli di attraversare la fossa e con un balzo entrare in collisione con l'esercito avversario.

La battaglia ha ufficialmente inizio e Crasso dà ordine di alzare al massimo il tiro delle balestre e delle catapulte, Cesare interviene dicendo che pioverà fuoco anche su i loro uomini ma l'Imperatore senza pensarci un attimo afferma che vuole concludere la guerra, intanto le palle di fuoco cadono sul campo dei soldati e Spartacus riesce con una capriola ad evitare di essere colpito poi appena rialzato ordina di non sospendere l'avanzata e spingersi in avanti, qualche istante dopo purtroppo una palla di fuoco colpisce in pieno Lugo che viene avvolto dalle fiamme ma nonostante tutto continua a combattere fino a che non è costretto a cedere e ormai completamente arso vivo cade in ginocchio insultando i romani per l'ultima volta nella sua lingua germanica mentre viene finito da due soldati che infilzano le loro spade nella sua schiena.

Nell'altro schieramento Rufus con sguardo compiaciuto dichiara che i ribelli non sopravvivono alla loro tattica, Cesare però insiste di nuovo dicendo che nemmeno i loro soldati ma Crasso risponde che sono soltanto danni collaterali che accetta volentieri pur di mettere fine alla guerra.

All'improvviso da dietro lo schieramento romano entra in azione la cavalleria dei ribelli guidata da Gannicus che sfonda la prima linea mozzando al volo la testa di uno di essi, raggiunte poi le balestre e le catapulte ordina a Saxa di ruotarle e la ragazza insieme ad altri compagni spara i proiettili verso la postazione del Comando generale romano rischiando di colpire lo stesso Crasso, l'Imperatore ordina a Cesare di prendere il comando della retroguardia perché non ceda al panico, accanto a lui Rufus consiglia di retrocedere ma Crasso rifiuta l'idea dicendo che è quella che i ribelli si aspettano quindi ordina l'inizio dell'avanzata definitiva.

Durante il combattimento un soldato romano a cavallo colpisce Castus mortalmente squarciandogli il petto, Nasir ed Agron cercano di aiutarlo ma il pirata Cilicio prima di morire di rivolge proprio al Germano dicendogli con un filo di voce che avrebbe voluto essere come lui almeno per un giorno, la sua morte scatena la rabbia dei due e Spartacus ordina ad Agron di rafforzare il fianco per non far penetrare i romani poi uccide un soldato amputandogli una gamba ed ordina anche a Naevia vicina a lui di aiutare Gannicus, intanto Crasso raggiunge a cavallo il centro del campo di battaglia e richiama l'attenzione di Spartacus che risponde all'invito usando il corpo di un soldato morto come trampolino ed in aria ferisce Crasso ad una tempia facendolo cadere da cavallo, il trace però non fa in tempo a scontrarsi di nuovo con lui perché interviene Rufus che intima ai soldati di proteggere l'Imperatore per poi allontanarlo dalla contesa, Spartacus invece viene bloccato dai soldati romani riuscendo comunque a liberarsi con l'aiuto di Nasir ed Agron e proprio quest'ultimo dice al compagno che è una giornata gloriosa visto le tante vite romane da cogliere ma il trace risponde che a lui ne interessa soltanto una quindi resti pure sul campo mentre lui andrà a prendersi quella che vuole.

Anche dal lato opposto infuria il combattimento e Gannicus ordina ai ribelli di prendere le anfore di pece ed insieme le gettano contro gli scudi della formazione romana e con una torcia appiccano il fuoco che si propaga tra i soldati bruciandoli vivi, nel frattempo Cesare raggiunge Gannicus ed i due finalmente si affrontano sul campo di battaglia.

Nello stesso istante Crasso viene scortato dal suo drappello di uomini fino alla collinetta sopra il campo e Rufus ordina di chiamare il Medico ma l'Imperatore lo rifiuta dimostrandosi frustrato per essere stato allontanato dal combattimento allora Rufus insiste dicendo che è troppo rischioso perché se cadesse Spartacus di troverebbe in vantaggio, improvvisamente però proprio il trace raggiunge di corsa la cima con uno sguardo furioso per prendersi l'unica vita che vuole.

Di nuovo sul campo Gannicus scambia vari colpi con Cesare ed il Tribuno romano dice che era ansioso di affrontarlo in battaglia e Gannicus risponde con un sorriso sulle labbra che lui era ansioso invece di tagliargli la testa dal collo.

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