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Io Sono Spartacus
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Titolo originale Great and Unfortunate Things
Numero 1x07
Data 5 Marzo 2010 (USA)
31 Marzo 2011 (Italia)
Writer Steven S. DeKnight & Brent Fletcher
Director Jesse Warn
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"Io Sono Spartacus" è il settimo episodio di Spartacus: Sangue e Sabbia, ed il settimo dell'intera serie.

Trama[]

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L'episodio comincia con un flashback in cui viene mostrata una scena ambientata in un passato imprecisato, nella quale Spartacus e Sura stanno facendo l'amore per la prima volta. Dopo aver finito, Sura dice che deve ritornare da suo padre, ma il trace insiste perché lei resti. La donna, quindi, gli rivela di essere una profetessa e che sono stati gli Dei a mandarla da lui, mostrandole chi sarebbe stato l'uomo della sua vita. Prima di andarsene, conclude dicendo a Spartacus che egli non amerà nessun'altra donna all'infuori di lei.

Si cambia scena e si torna al presente. Spartacus, circondato da tutti gli altri gladiatori, dispone il corpo senza vita di Sura su di una pira posta sul cortile di allenamento, pone il laccio viola sotto il telo bianco che la ricopre e poi gli dà fuoco con la torcia. Dopo il funerale, Batiato lo conforta consigliandogli di guardare adesso al futuro e di non preoccuparsi più del passato.

Più tardi, nella notte, Batiato paga il conducente del carro per il lavoro svolto; e quest'ultimo gli chiede il motivo per cui lo ha indotto a cercare per un anno intero quella donna, salvo poi ordinargli di ucciderla poco prima di arrivare alla villa, e Batiato gli risponde che è stata una esigenza forzata. L'uomo, allora, lo assicura, affermando che, se si presenterà qualche altra esigenza, egli potrà contare su di lui. Nel frattempo, arriva Lucrezia che chiede al marito perché abbia pagato tutti quei soldi per ucciderla, e gli rimprovera, inoltre, di averla tenuta di nuovo all'oscuro del suo piano. Batiato risponde che, per il tipo di uomo che è, Spartacus non avrebbe mai creduto, se gli fosse stato detto che sua moglie era morta, e, quindi, avrebbe continuato a cercarla: l'unica soluzione possibile, pertanto, era che egli la vedesse morire con i propri occhi. Così adesso, senza più il pensiero di Sura, il trace potrà finalmente diventare il gladiatore leggendario che loro si aspettano.

Nell'infermeria, il Maestro va a trovare Crisso, chiedendo informazioni al Medico riguardo le sue condizioni. Poi, una volta uscito,

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 viene fermato da Pietro, che gli chiede se adesso può lui occuparsi dei colombi di Barca; ed aggiunge che Ashur ha aiutato Barca a contrattare con il padrone la sua libertà. A quel punto il Maestro rimane scettico ascoltando le parole del giovane, ma gli risponde che può fare ciò che vuole con i colombi. Poco dopo, Pietro ritorna nella sua cella e si prende cura dei volatili, piangendo nel ricordo del suo vecchio compagno, quando viene interrotto da Gneo, desideroso di lui. Nella propria cella, invece, Spartacus continua a pensare a sua moglie, tenendo in mano il pugnale rubato a Numerius e pensando al suicidio, finché non sopraggiunge Varro che lo conforta, facendogli cambiare idea.

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Il giorno successivo, Crisso si sveglia e Batiato insieme a Lucrezia e Naevia vanno a trovarlo. Il Gallo vorrebbe subito tornare a combattere, ma la padrona gli promette che si prenderà cura di lui personalmente, mandando da lui Naevia. Prima che tutti escano, Crisso e Naevia si scambiano uno sguardo sorridendo. Nel cortile del ludus, Spartacus continua a pensare a sua moglie, guardando l'orizzonte dal precipizio che circonda la scuola. Gli si avvicina Pietro, il quale gli consegna le spade di allenamento. Il gladiatore nota il suo occhio nero, prima però che possa dire qualcosa il Maestro interviene, 

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annunciandogli che quel giorno dovrà misurarsi con lui. I due cominciano a scambiarsi i primi colpi: il Maestro dimostra di aver capito che il vino offertogli quella sera era stato drogato e che il trace aveva cercato di scappare; tuttavia, non lo denuncerà, solo perché ha sconfitto Teocoles. Spartacus mostra di non interessarsi più a niente, e dice al Maestro di fare ciò che vuole, gettando le spade di legno a terra e rinunciando a combattere. Il Maestro, allora, conclude dicendo che la prossima volta che deciderà di scappare, dovrà uccidere anche lui.

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Passano alcuni giorni e Mercato fa visita a Batiato, che sta ristrutturando la villa con i soldi guadagnati in occasione degli ultimi Giochi, ed esprime al lanista il desiderio di veder rappresentata la vittoria del suo antenato Marco Minucio Rufo contro la popolazione trace dei Maedi, con l'impiego di alcuni dei gladiatori del lanista contro sei schiavi condannati a morte. La sua speranza è anche quella di vedere Crisso in azione, ma Batiato declina la richiesta, affermando che purtroppo il Gallo è ancora convalescente a causa dell'ultimo incontro. Propone, tuttavia, di introdurre il Campione Spartacus al suo posto, e Mercato accetta comunque volentieri. Al ludus, durante l'ora di pranzo, Spartacus e Varro stanno parlando del comportamento che Gneo manifesta nei confronti di Pietro, quando vengono interrotti da Ashur che comunica a Varro di aver recapitato la sua lettera alla moglie e che lei è venuta per dargli la risposta di persona. Varro raggiunge la moglie ed il figlio ai cancelli del ludus, sotto gli

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occhi nostalgici di Spartacus. Il romano è molto contento per la visita della moglie Aurelia, nel frattempo si accorge che il loro figlio è cresciuto e rassicura che basterà ancora un anno per pagare i debiti da lui accumulati, e poi, finalmente, essi potranno vivere come hanno sempre voluto, e promette che sarà l'uomo che la moglie ha sempre desiderato. Quest'ultima, però, gli confessa di essere incinta, e Varro all'inizio si dimostra felice, ma poi capisce immediamente che è impossibile che sia lui il padre. Quindi, le chiede come abbia potuto tradirlo, ed Aurelia sostiene che è stato il loro amico Tito a possederla contro la sua volontà: era, infatti, stata costretta a ricevere sostegno da lui, visto che i soldi che Varro le manda non bastano per mantenersi, oltre ai debiti. Il gladiatore, a quel punto, deluso dalla moglie, la lascia piangendo. Alla villa Batiato comunica a Spartacus la richiesta di Mercato, ma egli inizialmente si rifiuta di combattere. Allora il padrone, arrabbiato, gli consiglia di prendere in fretta una decisione su cosa voglia fare. In infermeria, Naevia si prende cura di Crisso, il quale le parla della situazione sfortunata in cui loro due si trovano, viste le proprie attuali condizioni fisiche; ma la schiava gli dice che nella sfortuna hanno trovato la fortuna di poter passare un po' di tempo insieme. Poco dopo vengono interrotti dal Maestro che annuncia a Crisso la partenza di Barca, pensando che egli ne fosse già a conoscenza attraverso Naevia, e l'abbandono da parte del cartaginese del suo amante Pietro. I due si domandano come possa essere stato possibile da parte di Barca un comportamento simile, ma Naevia entra nel discorso sostenendo di averlo scortato fino al cancello e di averlo visto andar 

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via con le lacrime agli occhi, obbedendo all'ordine impartitogli dalla padrona. Il Maestro rimane anche questa volta perplesso.

Al ludus, intanto, Spartacus parla con Varro che si dimostra ancora arrabbiato dopo aver incontrato Aurelia poi nota di nuovo gli occhi gonfi di Pietro e gli suggerisce di parlare con il padrone; ma il ragazzo piangendo gli risponde che non serve a niente, visto che Barca, comunque sia, lo ha abbandonato.

Alla villa Lucrezia e Ilizia discutono della visita della Sacerdotessa, e la padrona afferma di non aver potuto approfittare dell'occasione a causa dell'assenza di suo marito. La moglie del Legato Glabro è curiosa di sapere chi è l'amante misterioso, e pronuncia il nome di Solonio; ma Lucrezia, imbarazzata, nega subito tutto con disprezzo, desiderando cambiare discorso.

Nella sala del pranzo del ludus si ritrovano Spartacus e Varro: quest'ultimo si accorge dei colombi che volano liberi per la sala. Presi dal sospetto, vanno nella cella di Pietro e lo trovano impiccato ad una trave. Spartacus, furioso, raggiunge il cortile di allenamento ed appena vede Gneo lo attacca stendendolo a terra. I due, dopo essersi scambiati una serie di

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pugni, vengono divisi dal Maestro che chiede il motivo dell'assalto folle. Spartacus annuncia il suicidio di Pietro e Gneo, senza alcun rispetto, dichiara spudoratamente che il giovane "gli mancherà, soprattutto la sua bocca sul proprio uccello". A questa ennesima provocazione, il trace, prendendolo per il collo, lo uccide gettandolo giù dal precipizio della collina. A causa di questo atto, viene messo in catene. Lo raggiunge Batiato che lo rimprovera per avergli fatto perdere uno dei migliori gladiatori reziari di tutta Capua. Spartacus continua a difendere Pietro, mostrandogli rispetto, ma il padrone, preso dalla rabbia, lo colpisce con un pugno dicendo che la spesa di Gneo verrà detratta dal suo guadagno e ammonendolo che è meglio che si decida al più presto per il combattimento richiesto da Mercato, infine, viene scortato in infermeria per la ferita che gli ha causato. Giunto dal Medico si confronta con Crisso per il gesto che ha fatto, ed il Gallo lo rimprovera di aver ucciso un fratello. Spartacus rifiuta di riconoscere Gneo come un fratello, ma Crisso, irritato e dolorante, gli dice che quando un gladiatore riceve il marchio diventa automaticamente un fratello e merita di morire nell'arena.

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In un'altra stanza, il Maestro vede Naevia che si prende cura dei colombi di Barca e ne approfitta per chiedere informazioni sulla partenza del cartaginese. La schiava cerca di sfuggire alla situazione, dicendo che le sue domande la mettono in una posizione di pericolo. Il Maestro capisce che qualcosa non è chiaro, quindi raggiunge Ashur per chiedergli il motivo per cui Barca non ha portato Pietro con sé. Ashur risponde nuovamente che i soldi non erano abbastanza per tutti e due e sostiene di averlo visto partire con grande emozione. Il Maestro, però, non gli crede e chiede chi era presente: Ashur ribadisce che erano presenti lui e Batiato. Il Maestro lo incalza ancora, affermando che era presente anche Naevia, la quale, invece, non ha fatto nessuna menzione della presenza del siriano, e conclude che quando scoprirà la verità loro due ne riparleranno di nuovo.

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Giunta la notte, nella sua cella Spartacus viene preso dallo sconforto che lo induce a considerare di nuovo l'eventualità di suicidarsi con il pugnale poi però ritorna in sé e scoppia a piangere. La scena si sposta nel passato, durante l'ultima notte trascorsa dal trace insieme a Sura: i due parlano degli Dei, al quali la donna è devota. Essa afferma di aver messo la vita del marito nelle loro mani; ed anche adesso, dopo che il loro villaggio è stato completamente distrutto, essi sono ancora insieme grazie a loro; e quando verrà il momento in cui egli avrà bisogno di aiuto, gli basterà chiudere gli occhi. Infine, gli predice che è destinato ad uno scopo molto più profondo. La mattina seguente Batiato va a trovare Spartacus, che per dimostrare la sua fiducia consegna il pugnale al suo padrone confidandogli il precedente piano segreto, poi decide di seguire le parole di Sura e mettersi anche lui nelle mani degli Dei, accettando la sua vita da gladiatore e la richiesta di Mercato ma ad una sola condizione: quella di poter combattere da solo contro i prigionieri. Batiato all'inizio si mostra esitante, preoccupandosi per l'incolumità del suo Campione; ma poi accetta.

I Giochi in onore di Rufo hanno inizio con una spettacolare presentazione, Batiato mostra i sei prigionieri vestiti da traci Maedi e Spartacus, che impersona il console romano Rufo. Il pubblico comincia ad acclamare il Campione di Capua, ed Ilizia in maniera sprezzante afferma che il pubblico sembra amare di più Spartacus che Rufo, facendo titubare Mercato, che viene poi tranquillizzato dallo stesso Batiato. Il combattimento ha inizio: Spartacus rimane immobile al centro dell'arena, chiudendo gli occhi per passare nelle mani degli Dei, come le parole di Sura gli hanno suggerito in precedenza; un prigioniero non si fa attendere e scaglia contro di lui una lancia, che miracolosamente lo sfiora procurandogli solo un graffio su una guancia. Adesso il trace acquisisce la convinzione che il suo

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tempo non è ancora arrivato e parte all'attacco. All'inizio sembra combattere alla pari con i sei guerrieri; ma, in seguito, lo svantaggio numerico si fa sentire e viene steso a terra e colpito più volte con calci ed una ginocchiata in pieno volto che lo stordisce. Ancora una volta, sugli spalti Ilizia provoca gli altri ospiti, ricordando che Rufo aveva vinto quella battaglia contro i Maedi, e lascia di nuovo perplesso Mercato che viene rassicurato di nuovo da Batiato. Spartacus intanto rimane a terra: viene attaccato da un guerriero con un martello gigante, ma immediatamente il trace reagisce e con la spada para il colpo per poi liberarsi. In quel preciso istante la voce di Sura entra nella sua testa instillandogli il coraggio ed affermando che "C'è sempre una ragione per vivere, gli Dei ti metteranno sulla giusta via". A questo punto dunque, parte di nuovo all'attacco mettendo fuori gioco il primo prigioniero ed uccidendo successivamente gli altri cinque, con la piena soddisfazione di Batiato

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"IO SONO SPARTACUS!"

ed il disappunto di Ilizia. Alla fine, estrae una spada dal corpo di uno dei guerrieri, dirigendosi verso l'ultimo, ancora vivo, per finirlo. Appena gli di piazza di fronte, però, vede in lui se stesso, che lo supplica di non ucciderlo. In quel momento tutti gli avvenimenti trascorsi gli passano davanti, e con un colpo netto taglia, infine, la gola al prigioniero, uccidendolo. Il pubblico sugli spalti grida il suo nome e Spartacus accetta completamente il suo destino da gladiatore.

Note[]

  • La frase pronunciata da Spartacus alla fine dell'episodio, al quale dà il titolo all'episodio, è una citazione della famosa scena del film Spartacus del 1960 diretto da Stanley Kubrick ed interpretato da Kirk Douglas. Durante il film, nel momento in cui Crasso, dopo aver sconfitto le schiere dell'esercito ribelle, propone ai sopravvissuti, tra cui vi è anche Spartaco, di identificare il corpo o la persona viva del loro comandante, con la promessa di risparmiare loro la vita ma che comunque dovranno trascorrere nuovamente in schiavitù, Spartaco decide di consegnarsi ma quando sta per alzarsi, tutti i suoi compagni fanno lo stesso, pronunciando ognuno la frase "Io Sono Spartaco!". Comunque sia, il titolo dell'episodio nella lingua originale "Great and Unfortunate Things" riprende le parole di Sura rivolte a Spartacus prima che egli partisse in guerra, nell'episodio "Il Serpente Rosso".
  • L'antenato a cui Mercato fa riferimento è Marco Minucio Rufo, che fu eletto console nel 110 a.C. Ottenne il Trionfo al suo ritorno a Roma, dopo aver sconfitto le tribù trace degli Scordisci e Triballi, e non quella dei Maedi, come viene affermato nell'episodio.
  • Nella scena iniziale del flashback, nella quale Spartacus e Sura non sono ancora sposati, la donna chiede al trace quale sia il suo nome per sapere se lo conosce, quest'ultimo prova a dire il suo vero nome, ma viene bloccato da lei. Nella scena in cui Spartacus parla con Batiato nel bagno dei gladiatori, il padrone dichiara che essi adesso potranno insieme incidere il nome "Spartacus" sui pilastri della storia, ma il trace risponde: "Spartacus, non è così che lei mi chiamava, non è il mio nome", riferendosi ancora una volta al suo vero nome sconosciuto.
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